Teatro

Umane passioni all'ombra della Vicaria.

Umane passioni all'ombra della Vicaria.

Certamente in pochi ricordano che la giustizia civile e penale del Regno Borbonico di Napoli fu amministrata, fino al XIX sec, all’interno del suggestivo tribunale di Castel Capuano, storico edificio del Vasto in cui si riuniva la Gran Corte della Vicaria, e proprio qui, nella Sala del Tronetto, resa preziosa da un soffitto per metà a cassettoni dorati e per metà affrescato, tra gli evocativi scudi dell’autorità vicereale, il pubblico ha potuto assistere alla ricostruzione scenica proposta dalla pièce All’ombra della Vicaria ed ha potuto ripercorrere gli episodi salienti dei moti del 1848, moti che, nati da un accordo, senza dubbio labile, tra la casa reale di Napoli e i liberali moderati, vennero repressi con violenza con lunghi e duri processi ai danni dei presunti rivoluzionari.
All’ombra della Vicaria, scritto, diretto e interpretato con grande efficacia da Cinzia Mirabella, non è solo un lavoro di puntuale sensibilità storica, quanto un verisimile affresco umano ed emotivo di quei giorni del maggio del ’48, allorché le speranze repubblicane dei patrioti nostrani sembrarono ad un passo dalla concreta realizzazione.
Ecco, allora, che il progetto ideato da Cinzia Mirabella, ancor prima di mirare alla corretta contestualizzazione filologica dell’avvenimento, trova il suo punto di forza nella grazia e nella delicatezza con cui vengono ritratti alcuni protagonisti dell’epoca, qualità che, facendo del dato  affettivo il vero motore del racconto, conferisce alla razionalità dello studio storiografico, un inedito impeto sentimentale, uno spessore autenticamente umano che raramente si riscontra in operazioni del genere.
Non a caso, al centro della vicenda storica, Cinzia Mirabella ci presenta un personaggio semisconosciuto dei moti del’48, un giovane rivoluzionario grintoso e appassionato, un piccolo eroe romantico dimenticato tra le pieghe di una storia spesso inclemente verso i “minori”, cioè Paolo Rodinò che, interpretato da un bravissimo Giorgio Sorrentino, si pone quale coraggioso e convincente campione di lealtà repubblicana.
Urge ricordare anche le ottime prove attoriali di Francesco dall’Aglio, in grado di dar vita, con rapida e soddisfacente caratterizzazione, ad un’incredibile galleria di personaggi, tutti centrali nelle vicende del maggio 1848, e di Roberto Majello, prima attento e misurato nel vestire i panni di un patriota-intellettuale come Michele Pironti  poi esuberante ed impetuoso nel rievocare il carattere facinoroso di Giovanni la Cecilia.
Infine, oltre all’asciutta, calibratissima ed incisiva interpretazione della stessa Cinzia Mirabella – perfetta perfino nell’interpretare i ruoli maschili di Giovanni Crispino e del Commissario Maddaloni – bisogna ricordare la persuasiva prova di Guido Liotti, nei panni di un preoccupato ed accorato Pietro Rodinò, icredulo padre del giovanissimo ribelle Paolo.